Schede critiche

Roberta Filippi

(Presentazione delle opere  su Artetivulab)

Inizia il suo percorso nel mondo dell’arte come autodidatta cercando di rubare i segreti dei grandi Maestri. Studia le pennellate, le sfumature, il modo di mescolare i colori, le velature, per arrivare a codificare una propria tecnica e un proprio stile. Mario Roncalli osserva il mondo che lo circonda e in esso trova spunti e suggerimenti. Non tralascia l’elemento figurativo neppure nelle composizioni prettamente informali.

L’istinto è senza dubbio la caratteristica dominante nelle opere di Mario Roncalli, in esse si sente la forza, l’energia, l’emotività che dal profondo dell’anima arriva sulla tela attraverso la mano dell’artista e i colori. Il tratto è veloce, frenetico, i colori sembrano cadere a caso sulla tela, senza uno schema di fondo, in realtà tutto è pensato, studiato, voluto; ogni segno ne copre un altro, ogni colore si sovrappone come a nascondere, a velare idee e pensieri. Perché la mente dell’artista è in continuo movimento è azione allo stato puro ed è necessario fissare sulla tela ogni singolo istante che arriva, si posa e passa oltre, lasciando il posto ad un’altra emozione ad un’altra sensazione. Anche quando il supporto è un foglio di giornale, Mario Roncalli sembra voler annientare il passato scarabocchiando quasi la carta, ricoprendo le scritte, insistendo con il pigmento, perché le sue idee non sono ricordi, non raccontano il presente, sono già proiettate nel futuro.

 

Mirtas Valeiras

(Presentazione della Mostra Presso Comune di Paradiso)

Macchie… pennellate qua e là, altro colore ancora, vuoto sopra, denso sotto. La mano e il pensiero, gli occhi e l’anima… Vedere mille colori, mille sfumature, sperimentare con differenti materiali, terra, sabbia, colori ad olio o ad acqua, caffè… macchie… bambini non fate macchie. Così ci rimproveravano le nostre maestre… ricorda Mario Roncalli.

Una base impeccabile e ad un tratto macchie. Cosa sono quelle macchie e quando dire basta. Sono ricordi, un modo di vedere, di sentire che alla fine tutto si trasforma in qualcosa che ci attrae o che ci disgusta… Cosa vogliamo capire, decifrare, scoprire in un quadro che ci interroga e con il quale vogliamo dialogare. Desideriamo un momento di concentrazione per dimenticare tutto e cercare e trovare qualcosa dentro a tutte quelle macchie. Un momento solo per comprendere l’artista.

Chiudiamo gli occhi e vediamo macchie… sono sogni. Come esprimerli. Le macchie sono un linguaggio mistico. Il mondo animale vede nell’immensa natura macchie. Il cielo, la terra, l’acqua, il fuoco, le montagne, gli alberi, i fiori, gli uccelli… macchie… Tutti vediamo macchie di colori, macchie chiare o scure.

“Tachistes”, “pointillistes”, neoimpressionisti, astratti o no, tutti hanno dipinto macchie. Dall’uomo delle caverne fino al primo uomo che dipinse la Vergine Maria. Da Leonardo fino a Pollock. Pittori che con gesti febbrili e centinaia di colori nelle loro mani o con i loro pennelli macchiavano spazi.

Anche oggi Mario Roncalli ci mostra le sue macchie. Guardiamo il cielo. Passa una nuvola… è una macchia immensamente pura e misteriosa che si perde nella gioia di un miracolo… È una macchia di vita…